Recensione “La donna dal kimono bianco” di Ana Johns

Giappone, 1957. Il matrimonio combinato della diciassetten­ne Naoko Nakamura con il figlio del socio di suo padre garan­tirebbe alla ragazza una posizione sociale di prestigio. Naoko, però, si è innamorata dell’uomo sbagliato: è un marinaio americano, quello che in Giappone vie­ne definito un gaijin, uno straniero. Quando la ragazza scopre di essere incinta, la comprensione e l’affetto che sperava di trovare nei genitori si rivelano soltanto un’illusione. Ripudiata da chi dovrebbe starle vicino, Naoko sarà costretta a compiere scelte inimmaginabili, per qualunque donna ma soprattutto per una madre…

Stati Uniti, oggi. Tori Kovač è una giornalista. Men­tre si prende cura del padre, anziano e gravemente malato, trova una lettera che getta una luce sconvolgente sul passato della sua famiglia. Alla morte del padre, decisa a scoprire la verità, Tori intraprende un viaggio che la porta dall’altra parte del mondo, in un villaggio sulla costa giapponese. In quel luogo così remoto sarà costretta a fronteggiare i demoni del suo passato, ma anche a riscoprire le proprie radici…

Non è tempo di bilanci, eppure mi sento di dire che questo è il miglior libro letto ad oggi in questo 2021.

La storia intrigante, complessa e completa. I protagonisti misteriosi, amabili e meravigliosi. Le sensazioni? Un’altalena in perenne movimento, una giostra di sentimenti svariati, variopinti e spettacolari.

Paesaggi e storia di una terra lontana anni luce da noi, così diversa e unica nel suo genere, con tradizioni e folklore che mi hanno da sempre affascinata.

Avremo la cerimonia del tè, e leggerla in questo libro è stato qualcosa di inspiegabile, mi sentivo parte integrante del rito, la descrizione dettagliata degli eventi, dello spazio, del tempo e dei paesaggi mi hanno incantata e meravigliata a ogni parola.

Naoko Nakamura e Hajime nel 1957 in Giappone, giorni nostri, Tori negli Stati uniti.

Due epoche, due famiglie, tanti ricordi, una lettera e un segreto inconfessabile custodito per anni.

“Non ho mai avuto rimpianti per averti amato. Ma per averti perduto? Per il come e il perchè? Oh, quelli sì, tanti, tanti.”

Dolore e tanto, amore e ancora oltre.

Un amore contrastato, diviso, odiato, ostacolato in tutti i sensi e in tutti i modi possibili. Siamo negli anni dopo la seconda guerra mondiale e i legami interrazziali erano ancora un tabù e una condanna.

Hajime, marinaio americano e la sua Cricket, lui un gajin qualunque, lei promessa sposa giapponese.

“Lui aveva chiesto la mia mano. Io invece gli diedi tutto il mio cuore”

Tra tradizioni e leggende, tra caratteri kanji da decifrare, una lettera trovata per puro caso, presagi e storie del passato, condanne e dolore la storia non vedrà presto il suo lieto fine.

“Stavo scavando nella vita di mio padre alla ricerca della verità, ma non mi sarei mai aspettata di doverla affrontare.”

Un’agonia durata anni, un dolore mai superato, troppi ricordi da cancellare, una vita intera da scontare, un amore da riuscire a dimenticare.

Il Giappone e le mille cose di cui aver paura, terremoto, fulmini mortali, e la gerarchia all’interno di una famiglia.

Montagne russe emotive che accompagnano ogni pagina di questo libro, un vortice senza fine di sentimenti ed emozioni troppo forti da riuscire a contrastarli, ti sovrastano, ti investono, ti annientano.

“Prometto di amarti ora… Prometto di amarti sempre.”

La storia su queste pagine è quella parte da dover dimenticare, eppure leggerla serve a non replicarne gli errori, le discriminazioni e la troppo crudeltà.

“Gira il mondo per cercare, ma torna a casa per trovare.”

“Le ho dato la nostra storia, e la storia del nostro uccellino. Ora quello che deciderà di farne è nelle sue mani.”

 

firma Claudia

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