Recensione “Un tuffo al cuore” di Valeria Leone

 

 

 

 

 

Quando arriva a Ann Arbor, una cittadina universitaria del freddo Michigan, Jenny è un guscio vuoto, una ragazza spezzata e divorata dai sensi di colpa. È impenetrabile e ha abbandonato gli amati vestiti griffati per mortificare le sue forme sotto jeans e felpe scure. Occhi bassi, schiena dritta e pochissime parole. È così che si punisce ogni giorno.
Logan è il campione della squadra di nuoto della UMICH. È bello, popolare, atletico e ha messo sotto chiave i suoi sentimenti. Troppi progetti, troppe ambizioni, troppi obiettivi da raggiungere per perdere tempo con inutili distrazioni. Logan è un ragazzo concreto, realista e sa perfettamente ciò che vuole.
Ma quella ragazza italiana è tornata dal suo passato per scombinargli la vita. Cosa nascondono quegli occhi furtivi che lo evitano con tanta ostinazione? Logan è abituato a vincere e stanare Jenny diventerà la sua sfida più grande.
L’amore non era previsto. E, come ogni imprevisto, muterà profondamente le loro esistenze.

Un libro che racchiude molto e molto di più di un semplice amore.

Si parla di sport, e soprattutto dell’amore per lo sport, si parla del dietro le quinte delle sfide, dello stare sotto pressione, di doping come conseguenza, si parla del senso di giustizia, di spaccio e di colpe.

Un libro che nelle sue pagine racchiude vite e il loro iter, si respira amore ai primi sguardi e gradini da salire nella lunga scala della vita.

Lei che si autopunisce per espiare una colpa, una vita interrotta, lei che si sottopone allo stilicidio di messaggi per ricordare la sua colpa, lei che si è rifugiata in un mondo nuovo, per scappare?

“Quando lui è nei paraggi per un attimo il mondo si ferma, divento goffa e distratta.”

Lui, atletico e perfetto, tutto nella sua vita ha uno scopo, una retta via, una direzione già assegnata, fino a quando ri-incontra lei.

“Sono un naufrago che finalmente tocca di nuovo terra. E come un naufrago bramoso di tornare a casa, finalmente approdo sulle sue labbra.”

Inutile star lontani e fingere di vivere se quando uno di loro è nelle vicinanze, l’altro se ne accorge, “e gli sguardi finiscono immancabilmente con l’incontrarsi”.

Il romanzo amplia la storia anche su temi abbastanza delicati, come l’autismo o per meglio specificare la sindrome di Asperger, vedremo come la cadenza, la routine, il silenzio a volte è più importante di parole, di abbracci, di manifestazioni di affetto eclatanti. L’autrice ha inserito questa storia con una delicatezza disarmante, riuscendo ad amalgamarla, e lasciandoti quei brividi che solo i sentimenti sinceri e puri ne hanno la capacità.

“Se c’è qualcosa di più bello che nuotare fino a dimenticare il mondo, quella cosa mi sa che sei tu”, frasi che scalfiscono le pareti di quel cuore rimasto chiuso troppo a lungo.

Non si può mettere una vita in pausa, lei non si ferma, scorre e non torna indietro.

“Se il mio cuore fosse un palazzo, beh direi che si è appena aperta una nuova ala di cui conoscenvo l’esistenza”: lui così dolce e innamorato da sempre di quella ragazza sui libri, della straniera dagli occhioni pieni di foglie e vento, un “cazzone innamorato” ecco cos’era diventato.

“Non so cosa sia l’amore, ma il fremito che sento in fondo al cuore mi sta dando una risposta”… l’amore l’unica vera scossa dell’esistenza.

“Tu mi calmi. Mi fai sentire giusta anche quando penso di essere tutta sbagliata”

Ed è tutto maledettamente sbagliato, quando le colpe si addentrano nell’anima, neanche l’amore riesce a fare giustizia.

“Ti rendi conto che stavi facendo pagare anche me per un presunto peccato di cui solo tu ti accusi?”

Eppure la colpa rimane, e quel senso di oppressione toglie il fiato, il passato incombe in silenzio su quella perfezione apparente.

E se quel “ti amo dal giorno in cui ci siamo incontrati su quella panchina” avesse il giusto peso?

Un libro che consiglio, oltre che per la storia d’amore, anche per i temi trattati.

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