Recensione “UN IMPREVISTO CHIAMATO AMORE” di Anna Premoli

 

 

 

 

 

 

Jordan ha collezionato una serie di esperienze disastrose con gli uomini. Consapevole di avere una sola caratteristica positiva dalla sua parte, ovvero una bellezza appariscente e indiscutibile, è arrivata a New York intenzionata a darsi da fare per realizzare il suo geniale piano. Il primo vero progetto della sua vita, finora disorganizzata: sposare un medico di successo. Jordan ha studiato la questione in tutte le sue possibili sfaccettature e, preoccupata per le spese da sostenere per la madre malata, si è convinta di poter essere la perfetta terza moglie di un primario benestante piuttosto avanti con gli anni. Ma nel suo piano perfetto non era previsto di svenire, il primo giorno di lavoro nella caffetteria di fronte all’ospedale, ai piedi del dottor Rory Pittman. Ancora specializzando, per niente ricco, molto esigente e tutt’altro che adatto per raggiungere il suo obiettivo…

 

Sono impazzita per questa autrice fin dal primo romanzo che ho trovato fantastico per il suo genere e i successivi non sono stati da meno, tuttavia devo ammettere che gli ultimi due o tre proprio non sembrano scritti dalla stessa mano. Non dico che mi abbia deluso profondamente come ho letto in varie recensioni negative, ma se questo fosse il suo romanzo d’esordio non credo l’avrei amata e seguita per anni come invece ho fatto. Indubbiamente scrive bene, anzi molto bene, la storia è molto carina e articolata e i personaggi ben caratterizzati e descritti nei minimi particolari eppure non prendono vita, almeno nella mia mente e soprattutto nel mio cuore. Il parere è ovviamente molto soggettivo, perché alla fine dei conti non manca poi nulla se non quei battibecchi fra i protagonisti che hanno caratterizzato almeno metà della produzione della Premoli, e neanche la forza incisiva, il carattere forte e dominante sia del personaggio maschile ma soprattutto di quello femminile. È sicuramente giusto cambiare, forse anche doveroso verso il pubblico, ma come amo dire spesso in cucina, se una ricetta è perfetta perché modificarla? Amo le eroine dell’autrice, la loro forza e anche la loro fragilità nascosta che solo il lui della situazione riesce a cogliere e abbracciare, e questo mi manca enormemente.

Cambiare comunque ha i suoi vantaggi perché Jordan e Rory sono persone più che personaggi, sono forse più reali e realistici delle prime amatissime coppie della prima produzione della Premoli. Sono persone come noi lettori, comuni, con lavori normali, nel caso di Jordan addirittura umili, persone belle, gentili, che raramente perdono la pazienza e non hanno paura di ammettere i loro sbagli e chiedere scusa.

Inoltre, e qui il marchio dell’autrice invece non è cambiato, si parla di temi sociali di attualità molto importanti e sentiti come i problemi del sistema sanitario statunitense nel quale una giovane donna sola e con un lavoro precario o sottopagato non può permettersi neppure di venire operata di appendicite. Anche questo aspetto è ovviamente soggettivo, ma anche nei romanzi rosa di per sé leggeri e frivoli amo leggere anche tematiche forti di tipo sociale o politico, perché altrimenti si rischia di creare solo delle favolette, belle ma quasi inutili, invece se la storia d’amore viene inserita in un contesto realistico prende vita e tocca l’animo dei lettori. Detto questo, credo sia un libro da leggere ma occorre accostarsi alla lettura con uno spirito diverso, più docile e meno aggressivo e battagliero ma forse più vero.

 

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