Recensione “PICCOLI ESPERIMENTI DI FELICITA’” di Hendrik Groen

 

 

 

 

 

 

Ottantatré anni e un quarto sono più di trentamila giorni. E sono proprio tanti. Ottantatré primavere senza la certezza di vedere la prossima, o che ne valga la pena. Hendrik è il tipo d’uomo che fa conti del genere ogni giorno. Anche perché nella sua casa di riposo c’è poco altro da fare. La vita trascorre placida, fin troppo: due chiacchiere con l’amico Evert; la curiosità per i nuovi arrivati e la sopportazione della severissima direttrice, probabilmente nipote di un ex gerarca nazista. Hendrik ha sempre fatto buon viso a cattivo gioco, ma ora si chiede se davvero ne sia sempre valsa la pena. E soprattutto se vale la pena di continuare così. E siccome nella vita bisogna avere dei progetti, o perlomeno fare degli esperimenti, Hendrik decide due cose. La prima: farsi dare dal suo medico la pillola della dolce morte. La seconda: prima di prenderla, concedersi un anno, e in quell’anno fondare un club. Nasce così il Club dei vecchi ma mica morti, con regole di ammissione rigidissime per partecipare alle varie attività, tra cui: l’ingresso a un casinò, un workshop di cucina, un corso di tai chi… In quest’anno di vita succederanno tante cose, ci saranno tante scoperte, tante perdite e molti piccoli esperimenti di felicità… E alla fine si vedrà chi l’avrà vinta: la pillola o una nuova primavera da attendere.

 

Ho letto questo libro per curiosità: come può un libro sulla vita in casa di riposo essere campione di incassi?

Ebbene si, sono rimasta affascinata da questo ottantenne Hendrik, dalla sua sottile ironia, dalla sua bontà d’animo e dalla sua aura di uomo d’altri tempi.

Constatare che anche in paesi che prendiamo come riferimento per il welfare come i paesi nordici, ci siano gli spauracchi dei tagli all’assistenzialismo, mi ha fatto pensare che tutto il mondo è paese.

Hendrik e i suoi amici devono farsi passare il tempo: scherzi, cenette e uscite col loro club esclusivo; loro guadagnano un obiettivo che li tiene in vita: ideare, progettare, realizzare un’uscita di un pomeriggio che faccia felici tutti, ma oltre a questo ricevono l’invidia degli altri ospiti che, essendo esclusi dal giro, se ne inventano di tutti i colori.

Difendono a denti stretti la loro autonomia, avventurandosi con carrozzine elettriche superdotate per le vie di Amsterdam e brindano alla vita, ignorando le proibizioni dei medici.

Riscoprono di avere un cuore, e che questo cuore può lanciare gli ultimi palpiti d’amore, un amore tenero e così lontano dalla passione giovanile.

Trovano,insomma, una alternativa all’eutanasia tentatrice.

E’ un diario dolceamaro, di una parte della vita che viene sempre vista come “scomoda”, il lettore si ritrova ad alternare sorrisi a riflessioni profonde e prende consapevolezza di quello che potrebbe accadere ad ognuno di noi fra qualche anno e che vuole insegnarci a cambiare l’approccio che abbiamo con chi si trova ad affrontare la terza età: più dolcezza  e comprensione, perchè è quello che vorremmo anche noi…

 

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