Recensione “Nephilim: ribellione all’inferno” di Valerio La Martire

 

 

 

La bocca dell’Inferno si è aperta nella baia di New York. E la posta in gioco non è mai stata così alta. Alexander, Emily e Valerie devono affrontare una crisi che potrebbe travolgerli tutti. Gli Eterni stanno incatenando i Nephilim al loro controllo, in un gioco di potere nel quale nemmeno gli Stregoni rimarranno neutrali.
Mentre il mondo si avvicina alla rivoluzione, Ryan ha un solo pensiero: riportare indietro Jonathan.
Il secondo volume della saga dei Nephilim penetra nei gironi dell’Inferno, è venuto il momento di superare ogni limite umano.

 

 

Bene, se state leggendo questa recensione è perché sicuramente avrete già letto il primo libro, per cui saprete tutti come il “sadico” scrittore ci ha lasciati con l’ultima pagina di Guerra in purgatorio”.

Finito il primo, mi sono fiondata subito sul secondo e se vi dico che è anche meglio del precedente credetemi! Tante emozioni, tanti fatti raccontati in maniera favolosa, talmente tanto ben scritti che t’immergi negli stessi luoghi dei nostri protagonisti. I rumori, gli odori, i suoni e gli stati d’animo si riflettono talmente bene nel lettore che spesso è come se li stessi vivendo sulla tua pelle.

Sicuramente questo capitolo della saga è una svolta, una svolta per i protagonisti, una svolta per la trama, ma soprattutto una svolta per chi legge!

Tanti nodi vengono al pettine e, tra lacrime e sorrisi, ti ritrovi a leggere l’ultima pagina così, come se il tempo fosse volato o non avesse uno scoccare ben definito. D’altronde, siamo all’Inferno e lì il tempo non è quantificabile.

Emozioni? Tante, tantissime, forse troppe. Se avete letto la mia recensione del primo libro, vi ricorderete il mio odio puro e profondo per Val, non pensate che adesso mi stia estremamente simpatica, ma un pochino si è affievolito perché si è spostato su uno dei personaggi principali della saga. La voglia di spiumarlo era veramente grande. Non posso spiegarvi il motivo, lo capirete benissimo da soli una volta letto il libro.

Che rabbia…

Ok, dopo gli sproloqui e lo sfogo, scusatemi ma ci stava tutto, torniamo a parlare del libro.

Finalmente, conosciamo Zio Reginald, era una figura che mi faceva sorridere e quando Jonathan è entrato per la prima volta nella sua stanza, ho riso talmente tanto che mi sono venute le lacrime agli occhi. La scena mi si ripropone ogni tanto nella mente e mi strappa un sorriso. Morgan… Dio quanto mi era mancato… La sua parlata è una cosa che ti rimane dentro, e quando cita Dante, vi giuro che potrei anche sciogliermi.

Ho tante domande che vorrei fare all’autore, ma per il momento l’unica cosa che vorrei veramente fare è mettergli le mani intorno al collo e stringere forte.

E’ un genio, forse poco propenso alla propria incolumità, ma pur sempre geniale!

 

P.S. Cari lettori, quando aprirete il libro, mi raccomando di seguire alla lettera ciò che l’autore ti consiglia di fare o non fare in una delle prime pagine!!!

 

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