Recensione “Memorie di una cagna” di Francesca Petrizzo

 

 

 

 

 

Una nave è in vista delle coste greche. A bordo, una donna cerca di distinguere il profilo del Peloponneso nella luce incerta del crepuscolo. È Elena di Troia, ricondotta in patria dal marito Menelao dopo la distruzione dell’orgogliosa città. Al vento e alle onde, lei affida la propria storia. E la sua voce racconta una verità diversa da quella che tutti conoscono: malinconica e vibrante, parla di una creatura assetata d’amore, piena di passione e sensualità, ma costretta a obbedire alla legge del padre-re e a sposare un uomo che non aveva scelto, né desiderava. Una decisione fatale, da cui nasceranno lutti e tragedie, perché Elena cercherà tra le braccia di altri quel che le è stato negato. Perdendo tutto, e finendo marchiata come “cagna”, sciagurata e traditrice. Sullo sfondo del mito e dei poemi omerici, Francesca Petrizzo spoglia la sua protagonista dell’alone leggendario, le dà carne e anima, creando una figura femminile che irrompe sulla pagina con la forza, la rabbia e la dolcezza di un personaggio autentico, archetipo di tutte le donne che nel tempo hanno opposto le ragioni del cuore a quelle del potere.

Un titolo azzardato, per chi si ferma alle apparenze, invoglierebbe quasi a non prenderlo in considerazione, ma mi era stato caldamente consigliato e da amante dei poemi epici non potevo non approcciarmi a questa rivisitazione, e la mia curiosità è stata ampiamente soddisfatta!

Sui banchi di scuola abbiamo conosciuto “Elena di Sparta causa della guerra di Troia”, raccontata dalla penna omerica che l’aveva dipinta come la vittima del rapimento da parte di Paride e costretta a diventarne la consorte. Per la sua liberazione accorsero tutti i sovrani greci legati da un patto di solidarietà. Da qui la guerra di Troia.

L’autrice ha voluto raccontare, magistralmente, un’altra versione: quella di una ragazza troppo bella, cresciuta senza amore e usata come merce per “comprare” un Re a Sparta.

Una donna a cui le vicende accadute hanno soffocato la voglia di vivere, ma che si trova inaspettatamente nella situazione di poter riscattare la propria felicità.

La Elena raccontata dalla Petrizzo è una donna più simile alle nostre contemporanee, che non vuole lasciarsi schiacciare da un ruolo, che pretende di vivere ed essere felice; una donna che amerete e che vi ritroverete a scusare per i suoi mille errori.

La versione mitizzata dell’Iliade viene qui ridimensionata e stravolta, soprattutto quando si racconta della fine degli eroi Achille ed Ettore (non credo di peccare di spoileraggio, in quanto l’abbiamo studiata tutti a scuola) ed è stata l’unica cosa a non piacermi perché ha destabilizzato le mie certezze letterarie.

Il linguaggio usato dalla scrittrice ha sfumature desuete che rendono l’opera ancora più suggestiva; il ritmo è piacevole ed ammalia il lettore dalla prima all’ultima pagina.

Ottima lettura che consiglio veramente a tutti.

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