Recensione “L’isola di Corentin” di Cristiano Pedrini

 

 

 

 

 

 

Corentin ha la sua isola, quel luogo sicuro nel quale si protegge dal mondo, dove non lascia entrare nessuno. Scrive romanzi e sogna un grande domani, che tarda ad arrivare, visto il suo straziante passato e il suo faticoso presente. Le sue giornate trascorrono tra il Monet Verde, la libreria galleggiante sulla Senna lasciata in eredità dal nonno, e il suo girovagare per le vie di Parigi. Corentin, seppur abbia la forza di superare e osare, è chiuso nel suo mondo, nella sua isola, fino all’incontro con Flavie, un noto pittore che lo aiuterà a uscire allo scoperto e ad osare, rimettendo in discussione ciò che vuole mostrare di sé agli altri. La vita, l’amore, l’arte, la cornice romantica Parigina, i sogni e le speranze… Tutto sarà trascinato dalla ruota di un destino che porterà i due a riscoprire sé stessi, mostrando la bellezza delicata di quei giorni che sembrano scaturire dalle pagine di una fiaba tinta dai colori della speranza.

L’isola di Corentin è un romance M/M dove l’autore propone una storia che ho apprezzato per la sua originalità. Il protagonista è un diciannovenne con una vita per niente facile; tanti ricordi dolorosi, troppi dubbi e incertezze, ma con una grande voglia di realizzare un sogno. Ho amato questo personaggio per la sua ingenuità, per le sue paure, per la forza di andare avanti e, più di ogni altra cosa, per la consapevolezza che acquisisce durante la storia. Un libro che parla di amore, di come l’arte possa diventare un’ossessione; ti trovi catapultato nell’atmosfera parigina insieme a dei personaggi pronti sempre a dare una mano al prossimo. Un romanzo che mi dato la sensazione di leggere una fiaba moderna: sarebbe bello davvero se tutto accadesse proprio così, anche nella vita reale. La delicatezza con la quale viene descritta la storia d’amore tra Corentin e Bastien mi ha colpito, perché le scene sono sensuali e dolci.

Lo stile narrativo è raffinato, l’autore usa spesso dei vocaboli ricercati, ma la lettura è comunque piacevole e scorrevole perché il testo è ricco di metafore che arricchiscono la narrazione. Molto ben curate sono le descrizioni: è evidente l’attenzione per il dettaglio, che rende facile immaginare l’ambientazione di ogni singola scena. I personaggi sono diversi tra loro, dunque ben caratterizzati, persino quelli secondari, coerenti con lo svolgersi della trama. Ho incontrato qualche refuso lungo la lettura, però niente di grave. I dialoghi sono realistici e funzionali, più di una volta il lettore viene a sapere cose nuove grazie ad essi.

L’intreccio della fabula è interessante, però a volte i flashback inseriti rischiano di creare confusione nella mente di chi legge. Mi spiego meglio: un personaggio senza passato risulta di poco spessore, così Cristiano Pedrini fa appello ai flashback per chiarire alcuni comportamenti di Corentin, perché abbia determinate paure, e fin qui sono pienamente d’accordo. Il problema compare quando non esiste un distacco tra il passato e il flusso normale della storia.

Vi riporto un esempio: alla pagina 125, con un flasback l’autore ci fa sapere come Corentin abbia conosciuto Bastien, le emozioni che prova quando quest’ultimo gli permette di indossare un suo maglione. Avere addosso il profumo del ragazzo di cui si sente attratto, manda in tilt il cervello di Corentin. Però subito dopo, la trama prosegue con un dialogo tra i due innamorati nel presente della storia. Ho dovuto leggere due volte la stessa pagina, perché la narrazione mi sembrava incoerente.

Secondo me, il punto debole del romanzo è la punteggiatura dei dialoghi. Non ho capito perché, non poche volte, sono usati insieme il trattino e le virgolette caporali. Già alla pagina 7 leggiamo questo:

«Io…capisco – indietreggiò il ragazzo – ma non potrebbe fare un’eccezione per stavolta?»

Oppure questo alla pagina 60:

«Vedo… e lei – tossì con noncuranza – che tipo di persona è?»

Mi fermo qui con gli esempi, volevo solo rendere l’idea, anche se purtroppo ce ne sarebbero altri.

Insomma, si può scegliere tra le virgolette alte, le virgolette caporali o il trattino, quando vogliamo scrivere un discorso diretto tra i personaggi, ma non si devono abbinare a piacimento questi segni di punteggiatura; almeno è questo che dicono le linee guida editoriali.

I messaggi che Corentin e Valerie si inviano con il cellulare sono scritti come fossero un dialogo. Per esempio: alla pagina 11 troviamo questo testo:

 

«Come è andata?» lesse mentalmente il giovane.

Le sue dita si mossero veloci sulla tastiera.

«Vuoi una risposta sincera, pietosa o mista?»

 

A mio parere, sarebbe bastato usare semplicemente il corsivo.

Queste debolezze dell’editing mi hanno lasciato perplesso: ho pensato di leggere la storia di un esordiente, invece Cristiano Pedrini ha già pubblicato altri romanzi. Che sia una scelta dell’autore? Non saprei, mi limito a descrivere quello che ho letto.

Nonostante tutto ciò, ammetto che mi abbia fatto piacere leggere questo romanzo, perché l’autore tratta un argomento delicato in maniera impeccabile e il messaggio che invia è veritiero: possiamo essere felici solo accettando la nostra diversità.

SENSUALITA’

RECENSIONE DI

DELIA

EDITING A CURA DI

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