Recensione “Il bambino silenzioso ” di Sarah A. Denzil

 

 

 

 

Nell’estate del 2006, Emma Price era lì quando fu ritrovato il cappotto rosso del suo bambino di sei anni, lungo il fiume Ouse. Fu la tragica storia dell’anno: il piccolo Aiden era sparito da scuola durante una terribile alluvione, era caduto nel fiume e poi annegato. Il suo corpo non fu mai ritrovato. Dieci anni dopo, Emma è riuscita finalmente a riacquistare un po’ di serenità. È sposata, incinta e le sembra di aver finalmente ripreso il controllo della sua vita quando… Aiden ritorna. Troppo traumatizzato per parlare, non risponde a nessuna delle infinite domande che gli vengono rivolte. Solo il suo corpo racconta la storia di una sparizione durata dieci lunghi anni. Una storia di ossa spezzate e ferite che testimoniano gli orrori che Aiden deve aver subito. Perché Aiden non è mai annegato: è stato rapito. Per recuperare il contatto con il figlio, ormai adolescente, Emma dovrà scoprire qualcosa sul mostro che glielo ha portato via. Ma chi, in una cittadina così piccola, sarebbe capace di un crimine tanto orrendo? È Aiden ad avere le risposte, ma ci sono cose troppo indicibili per essere pronunciate ad alta voce.

Bellissimo romanzo dalle sfumature thriller che fa entrare nell’animo di Emma, una giovanissima madre che affronta la terribile esperienza della scomparsa del figlioletto durante un’alluvione, ma anche la sua ricomparsa dieci anni dopo, quando la propria vita si stava finalmente riprendendo.

Aiden è un adolescente riemerso dall’incubo del rapimento,  completamente azzerato come emozioni ed espressioni, che deve imparare a ritornare ad una vita normale, in casa con la madre e il nuovo marito di lei.

La frustrazione di questa madre, che con una gravidanza quasi a termine si trova a prendere coscienza delle brutture subite dal figlio,  viene stemperata dalla sua positività, e le indagini la porteranno a collaborare marginalmente con la polizia per scoprire l’identità del rapitore.

I personaggi di questo romanzo sono tutti ben caratterizzati, il ritmo è sostenuto e tiene incollato il lettore alla storia.

Ci si trova a complottare mentalmente con Emma sul possibile coinvolgimento di questo o quel personaggio e fino alla fine gli scenari vengono stravolti più volte.

Mi è piaciuto molto, temevo mi angosciasse visto il tema trattato, invece l’autore è stato bravo a tenere il tono sempre al limite, puntando molto sulla ritrovata forza di carattere di Emma.

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