RECENSIONE “FOLCO SOTTO AL LETTO” di MICOL MIAN e SABRINA ROMITI

 

 

 

 

 

Si dice che ogni cane assomigli al proprietario: Folco, un cucciolo di chihuahua insicuro e diffidente, vive rintanato sotto il letto per scongiurare qualsiasi incontro ravvicinato con il mondo esterno.
Per lo stesso motivo Mattia, il suo padrone, evita accuratamente di lasciarsi coinvolgere in possibili rapporti sentimentali e si veste di nero nella speranza di apparire il più scostante possibile: ha vent’anni, nessuna idea di cosa fare della sua vita e una storia d’amore travagliata alle spalle, che ha minato la sua autostima.
Ogni estraneo è un potenziale pericolo, per Folco e Mattia.
Riuscirà Bruno, l’estroverso fotografo trentenne che abita nell’appartamento di fronte, a guadagnarsi la fiducia di entrambi e a far breccia nelle barriere che il ragazzo ha eretto a difesa della propria esistenza?
Con la testardaggine che da sempre lo caratterizza, con una buona dose di sfacciataggine e con la pazienza di chi è abituato a non arrendersi, Bruno prende per mano Mattia e lentamente guarisce le sue ferite.
Dall’alto dei suoi dieci centimetri d’altezza, il piccolo chihuahua assisterà a questa progressiva educazione alla fiducia, sullo sfondo una Torino un po’ magica e un po’ misteriosa dove nulla è come sembra e tutto appare possibile. Perfino innamorarsi davvero.

Bruno e Mattia sono i protagonisti di questa travagliata quanto semplice storia.

Torino fa da sfondo alla storia ed è descritta in modo così poetico che cattura il lettore e riesce a farlo immedesimare, a farlo spettatore del primo incontro tra Mattia e Bruno, così come le descrizioni curate degli spazi in cui sono ambientate le scene.

Oltre i vetri della finestra, sullo sfondo di un cielo sempre più scuro, gli abbaini dei tetti si stanno accendendo uno a uno. Come stelle.

Anche Folco, il piccolo timidissimo chihuahua apre e chiude la storia in una struttura narrativa che è davvero intrigante e impreziosita dalla scrittura meravigliosa delle due autrici. Se sia la penna di Micol o di Sabrina non si sa e davvero non importa perché è così ben amalgamato e equilibrato che non si sentono stacchi linguistici nonostante i due punti di vista dei protagonisti si alternino nel racconto. La scrittura è ricercata, quasi poetica, ma semplice e anche se rallenta a tratti la trama, offre il modo al lettore di apprezzare le descrizioni o i particolari delle scene.

E corpi di ragazzi che hai visto diventare uomini, che sono cresciuti con te. Che conservano tutte le svolte della tua vita, dentro gli occhi.

Anche se è una serie è godibile come un autoconclusivo e il finale non è affatto scontato (anche grazie a Folco!) e se conclude la storia dei due protagonisti, apre una finestra sulla vita del gemello di Mattia.

Bruno e Mattia sono due protagonisti diversi, ma proprio su questa diversità cercano il contatto. Mattia giovane, sfuggente a trattI incomprensibile e irritante e Bruno più maturo e sicuro di sé,  sono entrambi però usciti da storie incasinate e ancora vive nella loro vita, come l’ex di Bruno, Alberto che complicherà la storia tra i due.

Il vero problema è che quell’appartamento è un covo di ricordi, che Alberto è in ogni posacenere vuoto e nel giornale abbandonato sul tavolo insieme alle chiavi. È nei libri allineati sugli scaffali, nella rabbia e nella nostalgia.

E tutti gli altri, gli amici e il fratello che girano satelliti attorno alle loro vite e li fanno incontrare e scontrare in una dolcissima storia d’amore.

E la percezione di un polo attrattivo così forte che opporre resistenza sembra quasi impossibile. Impossibile imboccare un’altra strada, se sono le labbra di Mattia a disegnare le curve di quel percorso.

Sensualità: 

Recensione: 

Editing: 

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