Recensione “Corde” di Sibilla Orifiammi

trama

Dove c’è una corda c’è un vincolo. Un vincolo inteso non solo come limitazione della libertà di movimento della persona soggetta a legatura, ma anche come legame tra il legato e il legatore. In questi tre eleganti racconti l’autrice spazia dal Kinbaku antico allo Shibari moderno, fino al Bondage di stampo Bdsm, raccontando la storia di un maestro di legature nel Giappone medievale, l’amore tormentato di Clelia e Monica, in cui le corde divengono simbolo di libertà e affrancamento da un legame malato, e della strada percorsa da Tina per trasformarsi da introversa adolescente a donna consapevole della propria femminilità. Un percorso avvolgente, che saprà ammaliare il lettore fino all’ultimo rigo. “Corde” è l’opera seconda di Sibilla Orifiammi che dopo “Storie di ordinaria infedeltà” (incentrato sul Cuckolding), in questa nuova opera spazia ecletticamente sull’argomento del Bondage. ADATTO A UN PUBBLICO ADULTO

recensione

Molto spesso si da al bondage il solo ed esclusivo significato di sottomissione, di violenza, di desiderio perverso, quando in realtà si tratta soprattutto di totale fiducia nel partner e di un libero rapporto con il proprio corpo, la propria intimità e i propri desideri.
Ho letto questo libro in poche ore, attratta dall’accattivante copertina e dalla trama che dava un significato importante alla parola “corde”.
Possiamo interpretare il legame come qualcosa che ci immobilizza, che ci tiene prigionieri anche contro la nostra volontà, ma quando il legame viene creato con condiscendenza tutto assume un aspetto diverso. Il legato è libero di lasciarsi andare alle sue emozioni e ai desideri suoi e del parter in un concedersi totale.
Anche i sentimenti sono legami, invisibili corde che ti tengono uniti alla persona che amiamo, e posso asserire con cognizione di causa che l’amore è forse la corda più solida, quella che può fare più male, la corda con cui si tiene qualcuno stretto a noi e alla nostra volontà.
Un esempio il “tu sei mia, mi appartieni” detto con rancore e gelosia può essere una corda invisibile talmente stretta da poter uccidere.
L’autrice di questo romanzo ha una capacità di narrazione molto fine: usa linguaggi ricercati che creano un’atmofera particolare. Le ambientazioni sono davvero ben descritte e sembra di respirarne l’aria.
Nel primo racconto mi sono sentita catapultata in un mondo che conoscevo solo per ciò che avevo sporadicamente letto, mi ha incuriosita talmente tanto il Kinbaki che mi sono ritrovata a fare ricerche su internet a riguardo, cercando immagini visive da collegare a ciò che il romanzo aveva descritto benissimo.
La ricerca della perfezione, il controllo totale fino all’esasperazione, mai avrei immaginato il finale di una storia cosi diversa, così disgustosamente erotica.
Ho usato la parola disgusto per il contesto in cui la ragazza veniva utilizzata e per le caratteristiche psicologiche e fisiche del suo legatore.
Il secondo racconto parla di Clelia e Monica ,del loro amore sofferto e tormentato e del legame che nonostante tutto le unisce e le tiene vicine, un amore forte e passionale fatto di sentimenti intensi e contrastanti.
Il terzo ci fa conoscere la giovane Tina e la sua crescita da ragazza timida e innocente a donna consapevole della sua femminilità e della sua sessualità.
Tre storie che portano il lettore alla scoperta e alle origini dell uso delle corde, alla loro storia, alla dinamicità con cui una pratica antica ha raggiunto oggi livelli più alti e forse anche più complessi.
Dal Kinbaku antico allo Shibari moderno, fino al Bondage di stampo BDSM.
Ciò che ci lega davvero è il desiderio, l’amore, la passione.
Le corde dell’anima possono essere invisibili e non lascare alcun segno, se la corda che ci lega è quella che ci fa stare bene.
Un romanzo che va assolutamente letto, davvero una piccola perla della letteratura erotica.

Sensualità:

cuori5

Recensione:

FirmaMarinaB

Editing:

pandora

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