Intervista a Myrta Drake

 

 

 

 

 

intervista

–      A CHE ETA’ TI SEI APPASSIONATO ALLA LETTURA?

Fin da bambina. Ricordo che mia madre impazziva perché mi comprava libri su libri e io gliene chiedevo altri. Uno dei primi che ricordo è Zanna Bianca, e poi anche La Collina dei Conigli. Sono sempre stata veloce a leggere e mi immedesimavo a tal punto nelle storie da commuovermi. È così anche ora, sia quando scrivo che quando leggo!

–      QUANDO HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Da ragazzina scrivevo delle “storie” che illustravo. Poi ho lasciato perdere ma è rimasto un sogno nel cassetto. Alcuni anni fa ho deciso di mettermi a scrivere le Cronache della Strega ed è nato tutto da lì, anche se all’inizio non pensavo che le avrei mai proposte a una casa editrice. Quando ho finito di scriverle un po’ avevo preso la mano e ho scritto anche altre cose.  Scrivere mi ha aiutato a superare gli attacchi di panico a cui sono  – purtroppo –  soggetta. Scrivere mi porta in altri mondi, in altri tempi, e forse mettere nero su bianco ciò che mi passa nella mente impedisce alla mia stessa mente di giocarmi brutti scherzi.

–      COME E’ NATA LA DECISIONE DI INIZIARE A SCRIVERE?

Più che una decisione è stato per caso (un po’ come appunto dice il titolo della mia tetralogia, Cronache di una Strega per caso). Volevo trasporre ricordi, trascrivere fantasie, e forse un po’ tirare le somme della mia vita. Così sono nate le Cronache della Strega, un misto di emozioni, sensazioni, ricordi, cose vere e altre romanzate o frutto della mia fervida fantasia che si sono fuse in un’opera dove prendono vita personaggi che un po’ fanno parte della mia vita vera e un po’ sono solo nella mia mente. Ho scritto di getto tutti i volumi delle Cronache della Strega senza pensare “scrivo così perché piacerà”, con il cuore e con tutta la mia anima. Spesso commuovendomi, talvolta ridacchiando. E un giorno ho capito che i miei personaggi volevano vivere attraverso la lettura, volevano che altri sapessero di loro e un po’ li amassero. Da qui il desiderio che la mia storia fosse disponibile per tutti. Serve coraggio per proporre un’opera tanto voluminosa a un editore e mi sono beccata anche molti “no”, tuttavia non ho lasciato perdere e un giorno ho inviato il primo volume a un editore fantastico (Daniele Aiolfi di Eroscultura) che inizialmente è rimasto allibito di fronte alla lunghezza dell’opera, però mi ha telefonato, abbiamo parlato, io ho fatto ricorso a tutta la mia sfacciataggine, ho nascosto le insicurezze e gli ho spiegato quanto credessi in ciò che avevo scritto e perché. Lui mi ha dato retta e ha accettato di visionare il manoscritto. E… magia delle magie, ha deciso di pubblicarlo, credendo in me. Così è iniziata la mia avventura come “imbrattacarte”.

–      COME NASCONO LE STORIE DI CUI PARLI? A COSA TI ISPIRI?

Scrivo di ciò che ho vissuto, di ciò che mi turba, mi incuriosisce, solletica la mia fantasia oppure mi spaventa. Talvolta sogno ciò che scriverò. Traspongo quello che ho sognato in una storia, o in un racconto. E quando lo faccio i confini fra i sentimenti e le parole si fanno indistinti; le sensazioni passano dalla tastiera allo schermo, ma prima sono state elaborate dal cuore con l’ausilio indispensabile della mente. Pubblicarle in un libro le trasforma in qualcosa che è a disposizione di tutti. Quindi chiunque può leggere i tuoi sentimenti, quelli che traspaiono dalle righe, quelli che hai provato scrivendo una scena, e speri sempre che scatenino le stesse emozioni anche nel lettore.

 

–      MOLTI AUTORI SOSTENGONO CHE MENTRE IL RACCONTO PRENDE FORMA SONO I PERSONAGGI STESSI CHE TI PARLANO E TI INDICANO LA STRADA DA SEGUIRE… SENTI ANCHE TU LE VOCI NELLA TESTA?

Altroché! Vì (Vì per vocina) è davvero nella mia testa, e io ho deciso di infilarla nella mia tetralogia. Per altri personaggi è stato diverso, prendevano vita dapprima nel mio immaginario, poi diventavano a poco a poco quasi persone vere. Un po’ come i protagonisti di GAME OVER Factor o quelli de “Il Sorriso sulla pelle”. Talvolta leggo una recensione e immagino di parlare con loro. Tipo: «Avete visto? Siete piaciuti!» E li immagino felici! Forse sono pazza.

–      COME HAI CAPITO CHE IL TUO GENERE LETTERARIO ERA QUESTO?

Ho iniziato con una saga erotica, ma più che altro eroticomica, che però è anche drammatica, passionale e profonda. Difficile incanalarla in un genere preciso. Però non è che io abbia un genere letterario, ho scritto anche dei racconti di fantascienza, un libro che è un distopic romance (GAME OVER Factor – vinci o muori), libri di raccolte di racconti, noir, fantasy, rosa e drammatici. Ho scritto racconti anche per l’Associazione Culturale Bravi Autori, per le loro gare letterarie e anche per alcune loro antologie. Tutti di genere diverso. Non amo molto le etichette, e credo che la creatività non dovrebbe avere limiti etichettabili.

–      QUANDO LEGGI UN LIBRO, NEL DARE IL TUO GIUDIZIO TI PONI COME SEMPLICE LETTORE O COME SCRITTORE?

Quando devo giudicare – cosa che non amo – mi pongo come una lettrice, con i propri gusti e le proprie idee, senza dimenticare però – da autrice – che dietro a una storia più o meno di fantasia c’è molto lavoro e parecchio cuore.

–      COSA PENSI A RIGUARDO DELL’ANNOSO DILEMMA C.E. VS SELF?

Io ho provato entrambe le esperienze. Credo che una C.E. se è quella “giusta” possa rendere il tuo romanzo migliore, grazie a un buon editing, a dei buoni consigli. Una C.E. Migliora l’opera e ci crede insieme a te. Spesso trova i punti deboli del romanzo e ti aiuta a trasformare una storia bella in una pazzesca.

Non ritengo le C.E. a pagamento delle vere C.E.

Ho pubblicato anche in self, sicuramente è meno difficile perché non hai un editor con cui confrontarti, e a volte un po’ “scontrarti”, e non devi superare la barriera dei no. Non devi mandare la tua opera per una valutazione e poi attendere (a lungo e con ansia) il responso. Ritengo che entrambe le strade siano buone, essere pubblicati da una grande C.E. ti dà molte possibilità. Ma anche una piccola C.E. se seria, aiuta a farsi le ossa e se è una buona C.E. ti prende per mano e ti porta nel mondo dell’editoria.  Così come pubblicare in Self aiuta a farsi conoscere dai lettori in modo quasi “unplugged”.

–      COME VEDI IL TUO FUTURO DI SCRITTORE? RIMARRAI FEDELE AL TUO GENERE O HAI VOGLIA DI SPERIMENTARE CON QUALCOSA DI NUOVO?

Adoro sperimentare, quindi già sto sperimentando. Trovo che spaziare in più generi stimoli la fantasia. Ho moltissimi progetti in testa!

–      TRA I LIBRI CHE HAI SCRITTO, QUAL E’ QUELLO CHE HAI AMATO DI PIU’ E PERCHE’? CE NE PARLI?

–      Sicuramente la tetralogia di “Cronache di una Strega per caso”. Sono già usciti i primi tre volumi, editi da Eroscultura, e credo entro fine anno uscirà l’ultimo. L’ho amato perché c’è molto di me, lì dentro. Credo siano dei volumi che parlano di amore, di sesso, di amicizia, di sentimenti, ma anche di crescita personale, dei problemi che si affrontano quotidianamente. Mi piace pensare di lasciare un messaggio al lettore, qualcosa del tipo “non prendete la vita troppo sul serio, siate ironici, vivete al meglio e divertitevi anche quando le cose sembrano andare male.” C’è del vero in questa tetralogia. Molto. Non svelerò cosa lo sia e cosa non lo sia perché preferisco che i lettori immaginino cosa vogliono, ma molti dialoghi sono reali e moltissime situazioni sono state vere, soprattutto alcune scene con il “Generale”, la madre di Mirta. Ho voluto che fosse così proprio perché volevo scrivere di me, di ciò che ho provato, di come ci si senta in determinate situazioni e forse un po’ rivivere dei ricordi. Poi ho romanzato il tutto, aggiungendo valenze simboliche e giocando su alcune fantasie.  Il mondo immaginario interiore di Mirta è il mio, la Sirena che anela la libertà, la Valchiria che simboleggia la forza d’animo femminile e l’orgoglio, il clown che rappresenta l’imbarazzo e anche la bambina, quella che piange nascosta fra i refoli di polvere della mia soffitta interiore, che per me è un po’ la fragilità emotiva che spesso tendo a nascondere. Mirta è un’antieroina romantica che non si prende mai troppo sul serio, e adora drammatizzare le situazioni. È scanzonata ma è anche una dark lady a tutti gli effetti. Fissata con film, telefilm e musica. È una donna moderna e talvolta un po’ immatura, che si mette continuamente in discussione, e ironizza su tutto. È insicura e cambia spesso idea. Però non smette mai di lottare per ciò in cui crede. La sua storia è una continua evoluzione che la porta a scoprire meglio se stessa, la sua sessualità, la sua empatia e un po’ anche i suoi poteri magici. È la storia di un amore qualsiasi, che viene reso speciale per il modo in cui viene proposto e narrato, ovvero in modo inusuale, ironico, e a volte un po’ dark. Per esempio nel primo volume Mirta sente le farfalle nello stomaco, poi nel secondo inizia a sentire anche i pipistrelli, insomma, alla fine passerà ai corvi… ma si renderà anche conto che per amare non sempre servono animali immaginari che ti svolazzano dentro, perché l’Amore Vero è diverso dall’infatuazione o dall’innamoramento.

–      CHI SONO I TUOI AUTORI PREFERITI? QUALI QUELLI CHE TI HANNO ISPIRATO MAGGIORMENTE?

Il mio libro preferito in assoluto è IT di Stephen King. L’ho letto credo da quindicenne e spesso lo rileggo ancora. È la lettura che mi ha fatto scoprire quanto fosse bello avere una storia in cui immergersi, una storia che, quando la leggi, diventa in un certo qual modo parte di te. Trovo che IT racconti una storia da brivido, ma non è la paura a farla da padrona, bensì i sentimenti. Grazie a questo libro ho imparato quanto sia fondamentale tratteggiare dei personaggi che arrivino al cuore del lettore. Però adoro anche Anne Rice, Diana Gabaldon, Sophie Kinsella e ho amato con tutto il cuore i libri di Chiara Palazzolo. E poi quelli della mia amica Mathilde Bonetti che mette la sua verve in ogni cosa che scrive!

–      UN CONSIGLIO SPASSIONATO AD UN AUTORE EMERGENTE?

Non arrenderti. Se credi in quello che fai, ce la farai. Cerca di migliorarti perché non si smette mai di imparare, lavora con il cuore, con la testa e non cedere mai. Neppure di fronte ai no.

–      CI RACCONTI QUALCOSA DI CURIOSO SU TE STESSO?

Una cosa curiosa è che non esco mai struccata da quando avevo quindici anni. Mi trucco anche per andare a buttare la spazzatura. E poi che nel booktrailer del 3° volume di Cronache di una Strega – I Segreti del Vichingo, la voce all’inizio del booktrailer è la mia, e per “recitare” quella miserissima frase ho fatto davvero fatica! Non è facile come sembra! Scrivere è molto più facile!

Loading

La nostra votazione

Pubblicato

in

da

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *